Zimon de Gena (1465 m), Monti del Sole, via di salita
Il Monte Gena è stato per me – ed è spesso anche per molti altri – il primo approccio con i Monti del Sole. La sua salita non è ovviamente banale (in questo gruppo nulla può mai essere banale) ma senza eccessive difficoltà e dislivello concede una vista completa e straordinaria sui Feruch e su quasi tutte le cime del gruppo.
Con la guida di Veniero Dal Mas in tasca e una 500 sotto il sedere, nel maggio del 1994 misi per la prima volta piede negli enigmatici Monti del Sole. A quei tempi di zecche non sapevo assolutamente nulla. Gabriele – così si chiamava il compagno di escursione – era addirittura in calzoni corti. Ovviamente non mettemmo in pratica nessuna delle azioni di prevenzione che sarebbero poi diventate una prassi tra questi monti: semplicemente issammo gli zaini in spalla e partimmo chiacchierando di chissà cosa.
Le pedulette leggere della San Marco che avevo ai piedi erano ben rodate e confortevoli, l’aria era abbastanza calda e la curiosità di vedere per la prima volta i Ferùch era enorme. Non avevo ancora mai osservato, se non in fotografia, questa breve catena di picchi di dolomia sporcata da macchie di pini mughi che rappresenta il nucleo centrale dei Monti del Sole.
Presso le case di Gena Alta ci innalzammo nel bosco, prendendo poi una traccia che saliva sulla sinistra. Più in alto trovammo dei funghi ma li lasciammo sul posto: pensavamo alla vetta noi, non alla pancia. Ancora oltre, il prato dove stavamo camminando appariva “intonso”: la traccia era sparita. Cercammo per un po’ di ritrovarla ma non vi fu verso. L’esperienza era poca e non ci riuscì di venire a capo di quel semplice problema. Non ci restò che salire direttamente un pendio aperto, non eccessivamente ripido, che senza alcun dubbio avrebbe portato in cima. Ad un certo momento ci trovammo di fronte una fascia rocciosa che superammo ove era interrotta da un imbuto di erba. Il passaggio non fu banale ma nemmeno duro. Proseguimmo verso l’alto sino ad una cupola erbosa da cui però il panorama era in parte ostruito. Ci trovavamo chiaramente su un’anticima ma con un altro po’ di fatica fummo sulla vetta principale del Monte Gena. Quella cimetta erbosa non ci deluse: era un perfetto balcone panoramico sui Ferùch, che si levavano davanti a noi in parata.
Potevamo ammirare con i nostri occhi ciò che, nel loro piccolo, questi monti potevano offrire di più spettacolare: da sinistra a destra avevamo in vista la Cima Ovest, la Cima Larga (aperta come una mano), la Torre dei Ferùch, il nodo della Boràla e poi tutta un’altra sfilata di cime che ancora non conoscevamo nemmeno per nome.
Come dei perfetti pivelli ci sedemmo a terra con le gambe adagiate sulla loppa, pranzammo al sacco, scattammo foto e ce la raccontammo. Faceva caldo, c’era quasi afa. Non avevamo fretta di riprendere la marcia. Gli insetti ronzavano sull’erba e sul panino mentre l’umidità si condensava sopra le cime, a formare nubi cumuliformi via via più dense. Quando giunse l’ora di tornare indietro arrivò una sorpresa: a metà discesa l’amico guardò le sue gambe nude e vide svariate minuscole zecche che vi camminavano sopra, mentre altre si erano già infilate nella pelle. Con sgomento cominciammo allora a scandagliare la nostra cute, i vestiti, i capelli. Non avevo mai visto così tante zecche in tutta la mia intera vita. Ne stavamo collezionando ben trentacinque in due ma chissà quante altre erano intorno a noi, pronte a saltarci addosso. L’amico se le strappava dalla pelle con le unghie e una volta a casa dovette recarsi al pronto soccorso per un controllo approfondito. Io me la cavai con “solo” cinque intrusi ma ammetto che fu uno shock essere assaliti in quel modo. Fossimo stati preparati, per lo meno non ci saremmo fatti travolgere dalla sorpresa. Ma è pur vero che se fossimo stati consci del problema, mai saremmo andati a cacciarci su quella montagna senza adeguate protezioni.
In ogni caso, come primo approccio non fu certo male.
Zona: Dolomiti, Monti del Sole – Feruch.
Difficoltà: E
Dislivello: 1050 m circa.
Tempi: ore 3.00
Cartina: Carta Topografica Tabacco 024 – PREALPI E DOLOMITI BELLUNESI
Relazione escursione sul Monte Gena – Monti del Sole
Da Belluno si guida verso Agordo ma già presso Ponte Mas si svolta a sinistra verso Sospirolo. Si seguono le indicazioni per il Lago del Mis, si entra nella valle e si prosegue sul lato sinistro del lago, fino al suo termine, e dopo un ponte si svolta a destra parcheggiando presso il locale Bar “la Soffia” (440 m). Qualora si disponga di idoneo permesso, è possibile proseguire in auto lungo la ripidissima stradina che da qui parte e arriva a Gena Alta (quota 800 m circa).
A sinistra della fontana parte il sentiero 871 per il Bivacco Valdo, che a quota 950 metri circa va abbandonato a favore di una più labile traccia che si stacca a sinistra, indicata da sporadici bolli rossi e, presso il suddetto bivio, da una iniziale Z pitturata su un sasso.
Giunti sotto una fascia rocciosa la si supera per un canalino e poco dopo si incontra un bivio. Si sale a sinistra ma via via la traccia tende a farsi confusa o a scomparire, quindi bisogna proseguire a intuito, prima nel bosco e poi sui pendii erbosi sommitali, fino alla sella che divide cima e anticima. Per la ripida cresta si giunge quindi in vetta.