Tre giorni sul Translagorai e Cima di Cece (2754 m)
La catena del Lagorai si estende dal Passo Rolle con andamento nord-est sud-ovest per alcune decine di chilometri. A chi è abituato a frequentare le Alpi calcaree, che nel nord-est sono la quasi totalità della materia disponibile, questo luogo parrà del tutto insolito. La sequenza quasi ininterrotta di cime di porfido, laghi, pietraie marroni e boschi, sarà una scoperta.
Assai poco sfruttato per lo sci alpini, questo vasto territorio del Trentino risulta in massima parte intatto, utilizzato dall’uomo per l’allevamento e il taglio del legname, con la parte più a oriente addirittura protetta dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino.
Quasi tutta la catena può essere percorsa rimanendo in quota lungo il “Translagorai”, un tracciato di una cinquantina di chilometri che parte dalla Panarotta e arriva al Passo Rolle. In questa sede descriveremo (in senso contrario a come viene generalmente seguito) una parte di questo spettacolare itinerario, che suddivideremo in tre tappe non eccessivamente faticose, e che ci porterà a visitare interamente la parte protetta, il punto culminate della catena (Cima di Cece), ben due bivacchi in quota e un imprecisato numero di laghetti alpini.
L’itinerario non presenta difficoltà tecniche ma si svolge in ambienti solitari e desolati. In qualche punto va posta attenzione ai segnavia, non sempre così evidenti, ed è bene fare sempre scorta d’acqua.
Zona: Dolomiti, Catena del Lagorai.
Dislivello in salita: 750 m (giorno 1); 250 m (giorno 2); 350 m (giorno 3).
Difficoltà: EE
Tempi: ore 15-16.00 complessivamente.
Cartine: Carta Topografica Tabacco 022 – PALE DI SAN MARTINO e Carta Topografica Tabacco 014 – VAL DI FIEMME, LAGORAI, LATEMAR
Relazione giorno 1: dal Passo Rolle al Bivacco Aldo Moro; ore 6.00
Giunti al Passo Rolle da San Martino di Castrozza o da Predazzo, in Trentino, si parcheggia presso la Malga Rolle e si imbocca (cartello) il sentiero 348, che in meno di un’ora conduce banalmente ai Laghi di Colbricòn. Oltrepassato il rifugio omonimo si costeggia il lago principale aggirandolo a sinistra, per portarsi sulla sua riva occidentale e all’adiacente Passo del Colbricon. Da qui si lascia il sentiero 348 per il 349, che guadagna decisamente quota e conduce alla sella tra il Colbricon e il Colbricon Piccolo (2420 m). Seguendo sempre il segnavia 349 si prosegue in quota verso sud, sfruttando anche una scala metallica e camminamenti della Prima Guerra Mondiale, raggiungendo lo spartiacque e transitando presso Forcella Ceremana (2428 m; ore 3.30-3.00). Si prosegue sempre lungo il sentiero 349, dentro paesaggi lunari dove la roccia marrone è ovunque ed è macchiata dal verde dei licheni, fino al Bivacco Aldo Moro, ove termina la prima tappa (ore 2.00; 6.00 complessivamente; 9 posti letto; acqua di nevaio nelle vicinanze o poco a valle). Interessante e semplice è la salita della Cima di Bragarolo, subito a est del bivacco, per sentiero di guerra e tracce su sfasciumi (30 minuti), che può regalare la vista della Cima d’Asta al tramonto senza eccessive fatiche. Semplice anche la salita al Coston dei Slavaci (ore 0.45).
Relazione giorno 2: dal Bivacco Aldo Moro al Bivacco Paolo e Nicola, salendo Cima di Cece; ore 5.00
Si cammina ancora in direzione ovest lungo il sentiero 349, sotto il Coston dei Slavaci, si superano canali detritici, si percorre un vallone glaciale attraversato a mezza costa da una mulattiera e in un’ora e trenta si arriva alla Forcella Valon. Si discende ripidamente per alcune decine di metri fino ad una spianata e con saliscendi si arriva infine a Forcella Cece (2393 m; 30 minuti; ore 2.00 complessivamente). Da questa si aggira la Cima di Cece a nord facendo attenzione ai segnavia, si supera la sella della cresta nord-ovest e si inizia a scendere verso Forcella Valmaggiore (2180 m), con belle visioni sull’aguzzo Campanile di Cece.
Poco dopo l’inizio della discesa, però, si stacca sulla sinistra (tabella) un sentiero che porta facilmente in vetta alla Cima di Cece (2754 m; assolutamente consigliabile; un’ora al massimo per salire e scendere; tutto intorno alla vetta vi sono resti di postazioni militari e di baraccamenti).
La discesa alla Forcella Valmaggiore non presenta difficoltà e si svolge lungo un vallone detritico desolante, con resti di filo spinato e altri materiali della guerra (ore 2.00; 5.00 complessivamente). Qui sorge l’accogliente Bivacco Paolo e Nicola, che è provvisto di 6 comode brande, di una cucina e di molto spazio per dormite di fortuna. Acqua abbondante a 200 metri lungo un sentiero verso sud.
Relazione giorno 3: dal Bivacco Paolo e Nicola alla Malga Sadole e a Ziano di Fiemme; ore 6.00 fino a Ziano.
Il terzo giorno bisogna di malavoglia abbandonare il bivacco che benissimo svolge la sua funzione e proseguire lungo l’ormai familiare sentiero 349, che aggira le cime di Valmaggiore, e Valbona, conduce ad una sella tra la Cima Moregna e il Coltorondo, discendendo poi per lastroni, erba e ghiaie fino al Lago Brutto, che però è bellissimo (2207 m; ore 2.00-2.30). Si risale un pendio roccioso e si scende al sottostante Lago delle Trutte, ancora più suggestivo del precedente, con mucche al pascolo e atmosfera rilassata.
Da qui in circa 20 minuti si sale alla vicina Forcella Coldosè (2182 m), si aggira il Cadinon e si traversa in quota fino alla Busa Alta, dove s’incontra un bivio. Si prende il sentiero che scende a destra (il consueto 349), tralasciando la traccia per la Cima Busa Alta. Si giunge così alla radura di Malga Sadole e del Rifugio Baita Monte Cauriol (8 posti letto; 1594 m; ore 4.30-5.00 dal bivacco).
Manca solamente un ultimo lunghissimo tratto su strada sterrata per giungere all’abitato di Ziano (ore 1.00-1.30), da dove è possibile prendere la corriera per Predazzo e da qui quella per il Passo Rolle.
Buongiorno Luca,
le scrivo per chiederle se il percorso dei “Tre giorni sul Translagorai e Cima di Cece (2754 m)” è fattibile in due giorni. Siamo due giovani con a disposizione due giorni intorno a fine aprile (21-22) e ci piacerebbe fare questo percorso. Cosa ci consiglia? Per i bivacchi cosa serve? Eventualmente in quali rifugi?
Ciao Riccardo, il percorso si può fare in due giorni ma dipende da quanto siete forti e resistenti. Credo ci siano dei problemi nell’elaborazione della tappe perché non so dove possiate dormire a metà percorso. Facendola in tre tappe è tutto più logico. Consiglio anche di valutare attentamente la situazione neve perché spesso a fine aprile ce n’è ancora!