Quarta Pala di San Lucano (2267 m), via normale di salita
Questa montagna regala una sorpresa. La si risale per un pendio ripido senza mai sospettare ciò che all’improvviso, una volta arrivati in vetta, essa saprà regalarci: la vertigine, l’abisso, l’emozione forte per la visione di pareti a picco e di estensione colossale. Sotto di noi si spalancherà un vuoto di centinaia di metri e davanti a noi si presenteranno pareti verticali e torri da sogno, dove sono state scritte pagine importanti della storia dell’alpinismo dolomitico: la Torre di Lagunàz, lo Spiz di Lagunàz inciso dal Gran Diedro Casarotto e la Terza Pala di San Lucano.
Una curiosità: oltre al nome di “Quarta Pala”, questa larga montagna porta pure quello “al plurale” di Cime del Van del Pèz, giustificato dalla presenza di diverse elevazioni tutte più o meno alla stessa quota e tutte facilmente raggiungibili. Perché non salirle in sequenza?
Zona: Dolomiti, Pale di San Lucano.
Dislivello in salita: 1450 m circa.
Difficoltà: E
Tempi: ore 3.30
Cartina: Carta Topografica Tabacco 022 – PALE DI SAN MARTINO
Relazione della via normale di salita alla Quarta Pala di San Lucano
Da Agordo, in provincia di Belluno, si raggiunge Taibon Agordino, si lascia la statale e ci si inoltra lungo la Valle di San Lucano fino al suo termine, cioè fino all’abitato di Col di Prà. Si parcheggia nello spiazzo sterrato adiacente al cartello di divieto di accesso, che impedisce il prosieguo lungo la strada asfaltata ai mezzi non autorizzati (866 m), e si prosegue superando un primo tornante. Poco dopo si incontrano tre baite e un crocifisso: qui parte a destra una sterrata che ben presto si trasforma in sentiero e che permette di accorciare il tragitto. Nuovamente sulla strada principale, si passa a fianco della Cascata dell’Inferno e si arriva ad un ponticello in legno. Lo si attraversa e si imbocca la larga sterrata contrassegnata dal segnavia 764 che assai ripidamente risale la valle. Si attraversa un torrente e si incontra un cartello illustrativo. Qui si può proseguire dritti fino alla Baita Malgonera (1581 m) o proseguire per il 764. Nel primo caso, una volta alla baita, si dovrà poi imboccare il non (inizialmente) evidentissimo sentiero che scende a destra verso il torrente e che si raccorda con il 764 subito dopo l’attraversamento del corso d’acqua. L’ascesa si svolge in entrambi i casi nel fitto del bosco e successivamente porta a destra verso l’impluvio della Val di Gardès dove, in campo aperto, si risalgono i bei prati fino alla forcella omonima (2006 m; ore 2.45). Bisogna ora imboccare la via normale alla Quarta Pala, risalendo il pendio a destra e puntando decisamente alla prima fascia rocciosa, avvicinandosi alla quale si potranno scorgere due punti di vernice rossa. La si aggira a destra e si prosegue seguendo abbondanti ometti (un passo di I grado inferiore) per ripidi pendii erbosi e rocciosi fino sotto due elevazioni. Quella più alta è a sinistra (segnale trigonometrico; 0.45 dalla Forcella di Gardès) ma una traccia che traversa in quota porta facilmente a calcare anche la cima a destra e una terza ancora oltre (15 minuti), entrambe contrassegnate da un ometto di vetta e assolutamente meritevoli di una visita.