Montagne360: Anica Kuk, strapiombi da sogno in Croazia (Parco Nazionale di Paklenica)
Montagne360° – La Rivista del CAI maggio 2012 : “Anica Kuk, strapiombi da sogno in Croazia” – Vie sportive sulla parete più bella del Parco Nazionale di Paklenica
Testo di Luca Bridda
Foto di Lorenzo Del Terra, Chiara Bertoli e Pietro Della Putta
Bevo un lungo sorso di Karlovacko dal mio boccale da mezzo e mi guardo attorno rilassato. Il ristorante “Dinko” è affollato quasi esclusivamente da persone vestite con capi tecnici da arrampicata. Sui muri sono appese foto di vie e pareti; tra due travi del tetto sono tese tre corde da cui pendono vecchi chiodi, caschi da roccia d’altri tempi e scarpette che riportano alla mente gli anni ottanta. Sopra una di queste ha fatto il nido una rondine, che ora se ne resta là tranquilla a poco più di un metro dalla testa di alcuni avventori: si guarda attorno come sto facendo io. Anch’essa sembra rilassata.
Qui tutto ricorda l’arrampicata e a tendere bene l’orecchio, nel vociare fitto che mi circonda, non si possono non captare animati discorsi su tiri di corda, passaggi difficili, gradi e vita randagia. Siamo a 2 km dall’entrata del Parco Nazionale di Paklenica, la Mecca dell’arrampicata in Croazia ed uno dei luoghi più noti in Europa per la pratica di questo sport.
Ma ecco Dinko in persona che si avvicina al nostro tavolo, con le sue rughe, il casco di capelli bianchi e i caratteristici baffoni incolti. Con movenze rapide crea spazio tra piatti e bicchieri, e adagia i suoi famosi vassoi di “orade”, branzini e “sc’campi” alla griglia. Con gesti sapienti pulisce i pesci e te li divide in porzioni nel piatto. Parla poco Dinko, raccoglie le ordinazioni e ti sorride. Diciamo che si limita a farti contento con le sue grigliate ben sapendo che, dopo una via sulla nord-ovest dell’Anica Kuk, per te questo è il momento più atteso e meritato.
E’ già il quarto viaggio che faccio per trovarmi davanti questa parete. L’Anica Kuk, infatti, con i suoi oltre 350 metri di roccia verticale o strapiombante è una calamita per arrampicatori sportivi e alpinisti, con un calcare che è impossibile dimenticare. Questa montagna così prossima al mare misura solamente 712 metri d’altezza ma più della metà del dislivello è fatto di vuoto, di strapiombi, di rigole e lame taglienti, di appigli sempre diversi, di gocce e forme create dall’acqua, di placche ruvide bucate ad arte. Come si fa a descrivere a parole questo capolavoro? Dobbiamo solo sperare che non si unga troppo rapidamente, vista l’incessante processione di devoti.
L’Anica Kuk si trova all’interno del Parco Nazionale di Paklenica, in Dalmazia, un’area protetta istituita nel 1949 che copre 95 km2 di territorio, 40 km a nord-est di Zara. Il parco comprende le due maggiori vette della catena montuosa del Velebit e – soprattutto – due profonde gole perpendicolari al mare, scavate dai torrenti Velika Paklenica e Mala Paklenica. Il primo canyon è il più famoso ed è lungo circa 14 km, mentre l’altro è di due chilometri più breve e ben più selvaggio, nonché interdetto all’arrampicata.
All’interno di Velika Paklenica si può scalare su centinaia di monotiri e su numerose vie multipitch, di stampo classico, interamente spittate o a chiodatura mista. Proprio le vie lunghe sono il piatto forte del posto. In estate la vicinanza del centro balneare di Starigrad permette di alternare le escursioni in montagna e le arrampicate su roccia con le nuotate in mare ed il relax in spiaggia. I gradi dei monotiri sono adatti anche ai principianti e attaccano a pochi minuti dal parcheggio, sebbene una parte di essi sia ormai rovinata dall’unto e dall’usura; inoltre, c’è sempre un lato del canyon in ombra a garantire un po’ di fresco anche a ferragosto.
In questo contesto in grado di accontentare un po’ tutti, l’Anica Kuk rappresenta per il climber l’oggetto massimo del desiderio. La vetta è raggiungibile abbastanza facilmente in un’ora e mezza per un sentiero segnato a bolli rossi che, superato il canyon principale, aggira la parete e risale il versante nord-est. Questo percorso è comunemente usato dagli alpinisti come via di discesa. Il panorama che si gode dalla cima verso il mare, l’isola di Pago e la costa che si estende verso Zara è veramente impagabile, in special modo nel tardo pomeriggio quando i raggi del sole si fanno obliqui e le ombre si allungano. Consiglio di intraprenderne l’ascesa anche a chi non arrampica, per i panorami, certo, ma anche per la straordinarietà geologica del terreno lungo gli ultimi 100 m di dislivello. In pratica, si sale saltando di roccia in roccia su “campi solcati” sempre diversi e di dimensioni inusuali, immersi nella macchia mediterranea. L’ideale sarebbe salire verso sera, gustare il tramonto dalla cima, scendere il tratto più accidentato con la luce che cala e percorrere il resto del sentiero grazie alle lampade frontali.
La storia alpinistica dell’Anica Kuk iniziò nel peggiore dei modi quando, nel 1938, il giovane arrampicatore Dragutin Brahm cercò di scalare la grande parete perdendo la vita nel tentativo. Due anni dopo, Slavko Brezovecki e Marijan Dragman completarono l’itinerario che oggi è chiamato via “Brahm”. Da quel momento fu tutto un susseguirsi di vie, attraverso accelerazioni e periodi di rallentamento dell’attività, tanto che oggi “le possibilità di realizzare vie logiche si sono praticamente esaurite” (B. Cujic, 2006). In effetti, in molte sezioni di parete l’intrico dei tracciati è davvero fin troppo fitto ed impone attenzione ai ripetitori.
In questo mio articolo, oltre a ricapitolare le informazioni utili per organizzare un viaggio da queste parti, descriverò sinteticamente tre vie sull’Anica Kuk – in gran parte attrezzate a spit – veramente di gran classe, che hanno dato un senso, di anno in anno, al mio tornare a Paklenica: Klin, Mosoraski e Albatros.
Info pratiche: dall’Italia si entra in Slovenia attraverso l’ex valico di Pese, nei pressi di Trieste, si segue la statale sino quasi a Fiume (Rijeka), in Croazia, e si entra in autostrada. Si prosegue per la A6 in direzione Zagreb e dopo un’ottantina di chilometri bisogna fare attenzione a prendere l’autostrada A1 in direzione Split. Dopo altri 160 km veloci e lineari si imbocca un lungo tunnel di quasi 6 chilometri scavato sotto la catena del Velebit, alla fine del quale si prende la prima uscita e si seguono le indicazioni per il parco. Percorrendo la statale costiera verso nord si arriva ben presto a Starigrad-Paklenica. L’ingresso principale del parco è posto all’imbocco della Velica Paklenica, poco dopo l’abitato di Marasovici, a 2 km circa dalla strada statale che attraversa il paese di Starigrad-Paklenica (indicazioni). Qui sono disponibili piantine, informazioni ed è anche possibile comprare la guida di arrampicata. In alternativa, da Fiume è possibile arrivare al parco percorrendo interamente la strada costiera in direzione sud. Il tragitto è più lento e tortuoso ma di gran lunga più suggestivo. Partendo dalle regioni del centro Italia conviene imbarcarsi ad Ancona; dal porto di Zara si va poi a Paklenica per l’autostrada e la statale costiera.
Presso il villaggio di Starigrad-Paklenica è possibile trovare alloggio in una cosa come 14 campeggi, grandi e piccoli, in case private o in albergo. Per mangiare, non possiamo non consigliare il ristorante “Dinko”, ritrovo storico dei climbers, posizionato all’inizio della strada che conduce a Velika Paklenica.
Avvicinamento alle vie
Dal parcheggio più alto di Velika Paklenica si sale per la stradina principale, superando un punto di ristoro e l’entrata del vecchio bunker di Tito. Dopo alcuni tornanti, un ben visibile cartello in legno con la scritta “Anica Kuk” indica il punto dove deviare a destra. Guadato il torrente (attenzione) si prosegue per una traccia, tralasciando il sentiero che a destra porterebbe verso lo sperone “Stup”. Dopo alcuni minuti si arriva sotto la parete. Gli attacchi di Klin e Mosoraski sono alla base della rampa che sale verso destra ed è caratterizzata da un enorme moschettone celebrativo. Per l’attacco di Albatros, invece, si prosegue ancora un po’ lungo il sentiero, lasciandolo in corrispondenza dell’evidentissima macchia di edera e vegetazione che segna la parete. La via attacca poco a destra, sotto una fessura che sale verso l’edera diagonalmente da destra verso sinistra. Per la discesa, fare riferimento al sentiero della via normale descritto in precedenza.
1. Mosoraski: 350 m; 10 tiri: 3a, 4b, 4b, 4a, 4b, 4a, 4a, 5c, 5a, 4c
E’ la via più facile della parete ma non va per nulla sottovalutata. In alcuni tiri più semplici gli spit sono distanziati e può essere conveniente avere con sé qualche nut. Il tratto chiave è particolarmente ostico e dà l’idea di essere più duro del 5c che gli viene usualmente assegnato. Gli scorci che si hanno da qui verso il triangolo di Klin e la retrostante parete sono impagabili.
2. Klin: 350 m; 12 tiri: 4a, 4a, 6a+, 5a, 5a, 6c+, 5b, 5b, 5c, 4b+, 4c, 4c
Via attrezzata a spit che solca la parete giusto al centro, regalando tiri entusiasmanti e straordinario senso di vuoto. Il tiro chiave di 6c+ è molto ben chiodato ma per alcune delle altre lunghezze può essere opportuno avere una serie di nut e qualche cordino. Fare attenzione lungo il terzo tiro ad imboccare correttamente il traverso verso sinistra, peraltro molto insidioso per la mancanza di buoni appoggi. Questo itinerario è assolutamente da non perdere!
3. Albatros: 340 m; 8 tiri: 6c+; 5a; 5a; 5c; 6b; 5c; 5a; 4b+
Via molto diretta con tiri sempre diversi e particolari. Strano il tratto nel camino di fianco all’edera, strepitoso l’arrivo sul pilastrino a metà via. Dopo la terza sosta fare attenzione a non seguire la via Gaz che qui incrocia Albatros e prosegue parallelamente a sinistra. I tiri della parte alta si susseguono tutti uguali ma di qualità eccezionale. Portare eventualmente qualche friend e dei cordini.
Schizzi delle vie:
La guida: Boris Cujic, “Paklenica”, Astroida 2006; 26 €; ottimo prodotto, con innumerevoli schizzi chiari e dettagliati sulle pareti e sulle vie.
Paklenica National Park: tel 00385(0)23369202; www.paklenica.hr; biglietti ingresso 2012: 1 giorno 40-50 kune a seconda del periodo; 3 gg 80-100 kn; 5 gg 120-150 kn.
Bibliografia
– Boris Cujic, “Paklenica”, ed. Astroida, Zagreb, 2006
– Guida Routard, “Croazia”, 2005
– www.paklenica.hr
– Serafino Ripamonti, “MareMonti” in Sport 2007
– www.climb-europe.com/croatia.htm
– www.aozeljeznicar.hr/old/paklenica/index2.htm
– www.ariadimontagna.net e www.rampegoni.it
– www.summitpost.org/mountain/rock/152235/paklenica.html
– www.itsportmontagna.it/Itinerari/paklenica/paklenica.htm