Civetta (3220 m) via ferrata degli Alleghesi e via normale
Alpinisticamente parlando, l’unica altra montagna delle Dolomiti che possa stare al paragone con la Marmolada è la Civetta, la quale tra l’altro si colloca tra le pareti più alte in assoluto, rivaleggiando unicamente con l’Agner e il Burel. Qui sono state scritte pagine fondamentali della storia alpinistica mondiale, testimoniate da due diversi appellativi che nel corso degli anni sono stati associati alla parete nord-ovest: “parete delle pareti” e “regno del sesto grado”. Si potrebbe essere portati a considerare tutto ciò pura retorica o esagerazione: nulla di più falso. La montagna è effettivamente enorme, complessa, di immenso impatto scenografico, soprattutto dal sottostante abitato di Alleghe. Peraltro, non c’è solo la grande muraglia nord-ovest da ammirare, ma anche tutta una serie di torri, campanili e cime minori stupende, che cantano in coro la bellezza di questa signora sempre più affollata di ferratisti e sempre meno raggiunta per le vie classiche che l’hanno resa celebre nel mondo.
Seguendo la corrente, descriveremo qui la salita per la Ferrata degli Alleghesi, costruita nel 1966 per agevolare gli interventi di soccorso e divenuta uno dei percorsi attrezzati più belli e spettacolari delle Dolomiti. E’ lunga, difficile e alpinistica, perché ampi sono i tratti senza cavi metallici su difficoltà sino al I e II grado. Il ritorno avviene lungo la via normale, anch’essa da non sottovalutare assolutamente, perché con passaggi esposti di facile arrampicata.
Zona: Dolomiti, Gruppo Civetta-Moiazza.
Dislivello in salita: 1400 m circa.
Difficoltà: EEA, ferrata difficile; passaggi di I e II grado non attrezzati; discesa con passaggi fino al II (F).
Tempi: ore 6.00 per la salita e ore 10.30 complessivamente.
Cartina: Carta Topografica Tabacco 015 – MARMOLADA, PELMO CIVETTA-MOIAZZA
Relazione via ferrata degli Alleghesi e via normale alla Civetta
Da Palafavera (1507 m), in alta Val di Zoldo, ove si parcheggia, ci si dirige per sterrata e per largo sentiero a Malga Pioda, quindi al Rifugio Coldai (ore 1.40; fino sopra Malga Pioda si può arrivare anche con la seggiovia, risparmiando circa un’ora ma rendendo impossibili partenze all’alba). Si prosegue per un tratto verso Forcella Coldai e si devia a sinistra, imboccando il “Sentiero Tivan” verso sud (segnavia CAI numero 557), che percorre tutto il versante est della Civetta e dei suoi satelliti nord. Si superano brevi tratti attrezzati e si giunge all’insellatura a ovest dello Schenal del Bech, a quota 2300 metri circa. Poco oltre si lascia il 557 e si seguono a destra le indicazioni per la ferrata, fino sotto lo sperone della Punta Civetta. Diverse scale e funi metalliche portano a superare il tratto più ripido e impegnativo della ferrata, ma oltre l’inclinazione diminuisce, anche se aumentano i tratti non attrezzati, con passaggi di I e II grado che richiedono calma e perizia. Si raggiunge così la cresta nord della Civetta, da cui si prosegue verso la cima prima percorrendola e poi stando a est della stessa, per cenge e roccette, placconate e gradoni in parte attrezzati. In cima si arriva dopo circa 4 ore e 20 dal rifugio (ore 6.00 in tutto).
Dalla vetta parte verso est una traccia che porta facilmente e rapidamente al sottostante Rifugio Torrani (20 minuti). Da qui si prosegue lungo la via normale (tralasciare le indicazioni per la Ferrata Tissi) in modo da ricongiungersi con il “Sentiero Tivan”. Ci si porta quindi verso nord al Rifugio Coldai, quindi a Malga Pioda e nuovamente a Palafavera (ore 4.30 dalla vetta). La via normale è ben segnalata ma deve imporre attenzione massima all’escursionista: la stanchezza a quel punto si farà sentire e i passaggi, sia quelli attrezzati – come il famoso “Passo del tenente” – sia quelli da fare slegati, non dovranno fare abbassare la guardia. Parliamo di passaggi in roccia di I e II grado, a quote relativamente elevate, in ambiente d’alta montagna. I nevaietti che s’incontrano, in condizioni normali e nel pieno dell’estate, non pongono invece problemi.