Torre dei Ferùch (2119 m) – Via De Bortoli-Conz-Levis
La Torre dei Ferùch è una cima di grande eleganza, tanto che nel 1992 si è giustamente guadagnata la copertina dell’unica monografia alpinistica dedicata sino ad ora ai Monti del Sole. La sua bellezza svetta perfetta, in mezzo alle altre bianche crode dei Ferùch che invano cercano di coprirla e circondarla. Ammirarla dal dirimpettaio Monte Gena è una rivelazione come pure vederla emergere dagli ombrosi canaloni che segnano il Circo della Borala.
Scalata per la prima volta da Castiglioni e Detassis, ad oggi conta solo tre itinerari di salita. Molto di arduo resta quindi ancora da tracciare. La via qui descritta è logica e facile da seguire, anche se in alcuni tratti la roccia è piuttosto friabile.
Sulla cima, ampia e panoramica, solo un ometto di pietre. La Cima Larga, a destra, appare bassa e dimessa mentre a sinistra lo sguardo spazia verso l’estrema complessità della Borala.
Zona: Dolomiti, Monti del Sole – Feruch.
Difficoltà: passi fino al III grado per l’avvicinamento; dal I al IV per la via.
Dislivello: 1500 m di dislivello fino all’attacco + 90 m per la via.
Tempi: ore 4-5.00 fino al Van Grant; ore 1.30 per l’attacco.
Cartina: Carta Topografica Tabacco 024 – PREALPI E DOLOMITI BELLUNESI
Accesso
Dalla località La Muda, in Val Cordevole, si percorre il sentiero CAI 851 (EE, passi di I grado, percorso oltremodo impegnativo e selvaggio) fino al largo circo glaciale chiamato Van Grant (4-5 ore).
Ci si dirige nella parte destra del van, presso l’imbocco dell’evidente canalone che scende immediatamente a destra del massiccio avancorpo della Cima della Borala. Il primo tratto del canale tra Cima della Borala e Torre dei Feruch è piuttosto difficile e va perciò affrontato aggirandolo a destra lungo una placca inclinata di II e III (30 m; all’uscita, tre metri a sinistra, vi sono due chiodi per la calata in doppia). Si prosegue ora nel fondo del canale e lo si segue per breve tratto in quanto, ben presto, proseguire appare difficoltoso. Ci si sposta allora sulla destra del canale stesso, procedendo lungamente a mezza costa tra erba, mughi e roccette. Quando il canale si biforca si segue il ramo principale (quello di sinistra), rientrando poco dopo sul fondo e seguendolo fino al suo termine, cioè sino alla Forcella della Torre (passaggi di I e II). Questa stretta ed incisa fenditura è posta tra la Cima della Borala e la nostra meta, e si affaccia su di un vertiginoso e tetro imbuto che precipita sul Circo della Borala.
// Relazione
1. Dalla Forcella ci si inerpica a destra per rocce, erba e mughi (II) fino ad una selletta, ove un grosso pino mugo può fungere da solida sosta (30 m; I+, esposto).
2. Traversare per una quindicina di metri verso sinistra (scendendo inizialmente per un metro e mezzo), su cengetta eccezionalmente esposta (II), e proseguire poi su dritti a destra per altri 20 m (III+, IV; alcuni blocchi instabili), sino ad una piccola macchia di mughi poco sotto la cresta. (35 m; II, III, IV).
3. Si supera un brevissimo saltino, due metri a destra del mugo (IV), portandosi in cresta e si procede facilmente per essa fino ad una fitta macchia di pini (20 m; 1 passo di IV).
4. Si prosegue superando un non facile salto di roccia marcia (III+/IV, attenzione) rimanendo a sinistra del filo della cresta e si arrampica poi più facilmente per mughi ed erba (50 m; III+/IV, I). Da qui ci si slega e si percorre brevemente il pendio finale sino in vetta.
Discesa
Occorre ritornare sui propri passi per lo più in arrampicata, approntando due o tre doppie. La prima calata va necessariamente predisposta su mugo, per superare il marcio salto incontrato sul finire della salita (cordino e moschettone in loco, un po’ da cercare tra i rami). Il tratto di IV grado e il traverso vanno affrontati in arrampicata mentre dal solido mugo ove si è attrezzata la prima sosta, consiglio di fare una lunga doppia di 40 m sino alla forcella. L’ultima calata di 25 m, invece, deposita sul Van Grant giusto all’imbocco del canale di salita ed è agevolata da 2 chiodi piantati all’uscita dell’iniziale paretina di III.
Materiale consigliato: due mezze corde da 50 m; cordini, nut e friend.
Per bivaccare: è possibile dormire abbastanza comodamente in una grotta che si trova nei pressi dell’attacco del canalone. Da questo si scende per prato e ghiaie per poco meno di un centinaio di metri, rasentando la parete rocciosa. Quando essa volge a sinistra, si traversa ed in breve si è all’evidente imboccatura dell’anfratto. La zona di sinistra è inospitale per via di un fastidioso stillicidio ma, al centro e a destra, una certa spartana comodità è assicurata. Vi è un focolare e del prato verde sufficientemente morbido.